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La cosiddetta “intelligenza artificiale” e il risveglio del diritto
I sistemi di intelligenza artificiale sono oggi in grado di svolgere alcuni specifici compiti che erano stati, finora, prerogativa dei soli esseri umani. Nell’entusiasmo per i sistemi di apprendimento automatico che hanno consentito questi genuini progressi, le grandi aziende tecnologiche hanno colto l’opportunità per un’espansione illimitata di prodotti e servizi «intelligenti».
Hanno diffuso e messo in commercio, con la formula di marketing «intelligenza artificiale», sistemi di apprendimento automatico per lo svolgimento di attività che tali sistemi non sono in grado di svolgere o che semplicemente non sono possibili. Tra i prodotti di questo genere – costitutivamente pericolosi e non funzionanti – ci sono le auto a guida autonoma, i sistemi di ottimizzazione predittiva e i generatori di linguaggio naturale.
Per sfuggire alle loro responsabilità senza rinunciare a una fonte di enorme profitto, i giganti della tecnologia hanno diffuso una famiglia di narrazioni che danno forma alla percezione pubblica del rapporto tra etica, politica, diritto e tecnologia e costituiscono gli assiomi indiscussi di qualsiasi discorso pubblico. Sono così entrati a far parte del senso comune, tra gli altri, il principio di inevitabilità tecnologica, il mito dell’eccezionalismo tecnologico, il principio di innovazione e il mito del vuoto giuridico.