Simposio di visioni, suoni e parole
L’umana natura non basta a sé stessa. Inappagata dalla prospettiva di un’esistenza ridotta al principio della sopravvivenza, essa è votata all’estasi, agli eccessi e a tutte le alterazioni che la proiettino oltre il suo punto di partenza. In un rilancio permanente, dall’argilla al silicio passando per il fuoco, la poesia, il cinema, le sostanze stupefacenti e altri media, la storia degli esseri umani sboccia nella sua compenetrazione e contaminazione con il regno artificiale.
Risplende e si offusca nella vorticosa oscillazione tra l’arte, la nuda vita e la tecnica. Quali sono i paradisi artificiali di ieri, oggi e domani tra lo splendore e le rovine dell’umanesimo, al di qua e al di là dell’intelligenza artificiale? Nel corso dell’ultimo secolo, le scintille del progresso hanno incendiato le più grandi utopie della storia. La recente crisi sanitaria, lo spettro di un conflitto atomico fatale, le emergenze ecologiche e le derive del neocapitalismo avvertono che siamo ad un bivio, ai bordi della catastrofe. Conclusa la marcia trionfale del progresso, è dunque giunto il momento di compiere un passo indietro.
Che sia un passo di danza! “Poiché, non solo da una droga terribile l’essere umano gode il privilegio di poter trarre godimenti nuovi e sottili, ma anche dal dolore, dalla catastrofe e dalla fatalità”, Charles Baudelaire, I paradisi artificiali.