Come ricordava lo storico dell’arte nordamericano George Alexander Kubler in un suo celebre saggio, l’arte rappresenta «la forma del tempo». Per questa stessa ragione, anche le tecnologie di cui dispone per creare un’esperienza estetica o formulare un discorso critico cambiano costantemente, restituendoci la fotografia di un tempo e di uno spazio specifici.
In quest’ottica, l’Intelligenza Artificiale emerge come possibile mezzo creativo e discorsivo della contemporaneità, consentendo simultaneamente nuove sperimentazioni formali e importanti riflessioni etiche e culturali.
Seguendo approcci completamente diversi tra loro, nelle opere di Serafín Álvarez (León, 1985), Marion Balac (Parigi, 1984), Alessandro Bavari (Latina, 1963) e Andrea Ciulu (Roma, 1982) l’Intelligenza Artificiale diventa così pretesto e strumento per creare mondi altri, paesaggi tecnologici, geografie ibride di civilizzazioni mai esistite; e ancora, un’occasione per esplorare il passato e la memoria o per interrogare criticamente il presente ed il futuro del progresso.
In quanto «forma del tempo», l’espressione artistica risulta così inevitabilmente volatile, ma necessariamente contingente. Ci confronta con la possibilità di chiederci chi siamo e chi siamo diventati, creando per chi guarda un’esperienza relazionale irripetibile con un determinato contesto culturale.
In altre parole, «raccontare è ascoltare», come scriveva l’autrice americana Ursula K. Le Guin. Dialogando tra loro, i video e le immagini qui selezionati compongono un racconto possibile che deriva da un ascolto personale e situato in un tempo e uno spazio specifici.
Buona visione!